Vaccino covid, stretta Ue su export

La Commissione europea ritocca il meccanismo di monitoraggio dell’export di vaccini anti-Covid dall’Ue attuando di fatto una stretta. Il nuovo regolamento proposto oggi introduce due cambiamenti al meccanismo esistente. In primo luogo, oltre a valutare l’impatto dell’esportazione di una partita di vaccini sul rispetto dei contratti di acquisto anticipato (Apa in gergo, Advanced Purchase Agremeents) siglati dall’Ue con le case farmaceutiche, Stati membri e Commissione dovranno tenere presenti, quando valutano una richiesta di export, altri due criteri. 

Prima di tutto la “reciprocità”, cioè se il Paese di destinazione limita le sue esportazioni di vaccini o di materie prime, sia attraverso una legge sia attraverso altri mezzi (un divieto di export può non essere il risultato di una legge, ma per esempio di un contratto (come è il caso del Regno Unito per AstraZeneca). 

In secondo luogo la “proporzionalità”, cioè si dovrà valutare se le “condizioni prevalenti” nel Paese di destinazione siano migliori o peggiori di quelle dell’Ue, in particolare per quanto concerne la situazione epidemiologica, il tasso di vaccinazioni e l’accesso ai vaccini. 

Questo vuol dire, chiariscono fonti Ue, che è “teoricamente possibile” che vengano bloccate anche esportazioni di partite di vaccini di aziende che rispettano i contratti con l’Ue, come Pfizer/BioNTech e Moderna, anche se “non abbiamo interesse a bloccare alcuna esportazione di per sé”. 

Prima di queste modifiche, le case farmaceutiche che consegnano come previsto erano al riparo dal rischio di vedersi respingere una richiesta di esportazione. 

Gli Stati membri e la Commissione dovranno valutare se le esportazioni richieste “non costituiscano una minaccia alla sicurezza delle forniture dei vaccini e dei loro componenti all’Ue”. Inoltre, per avere “il quadro completo” del commercio dei vaccini, vengono inclusi nel monitoraggio 17 Paesi più o meno prossimi, precedentemente esclusi dal meccanismo. Si tratta di Albania, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Georgia, Israele, Giordania, Islanda, Libano, Libia, Liechtenstein, Montenegro, Norvegia, Nord Macedonia, Serbia e Svizzera. Con quest’ultimo ci sono intensi scambi in ambito vaccinale, dato che Moderna si approvvigiona da un’azienda elvetica, quindi la Confederazione è un esempio di “reciprocità”, nota una fonte Ue. 

Restano escluse dal monitoraggio delle esportazioni le forniture per aiuti umanitari o destinati a 92 Paesi a reddito medio e basso, inclusi nella lista di Covax, lo strumento ad hoc per la fornitura di vaccini anti-Covid alle nazioni che avrebbero più difficoltà a procurarseli. “Di sicuro non prenderemo alcuna dose destinata a Covax”, chiarisce una fonte comunitaria. 

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