C’è preoccupazione tra i pediatri, i ricoveri tra i bambini a causa della pertosse sono aumentati dell’800%. Ecco come prevenirla, quali sono i sintomi e come curarla.
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Pertosse, aumentano vertiginosamente i casi tra i bambini
Pediatri ed esperti devono fare i conti con un nuovo pericolo. Gli episodi di pertosse sono cresciuti prepotentemente, soprattutto tra i più piccoli, e ora la situazione richiede il giusto monitoraggio. Dall’inizio dell’anno si sono registrate tre morti e un aumento dell’800% dei ricoveri rispetto al 2023.
Da gennaio a maggio sono stati 110, con 15 lattanti ricoverati in terapia intensiva. Questi dati sono particolarmente allarmanti, oltre che probabilmente sottostimati, e segnalano un’epidemia in atto che richiede le dovute attenzioni da parte degli addetti ai lavori.
Che cos’è la pertosse
La pertosse, conosciuta anche come “tosse dei 100 giorni”, è una malattia infettiva batterica molto contagiosa, nonché diffusa, causata dal batterio Bordetella pertussis. Questo batterio si localizza nelle cellule di rivestimento dell’apparato respiratorio, provocando una tosse violenta e secca.
La pertosse è estesa in tutto il pianeta e non fa sconti e nessuno, infatti può colpire persone di tutte le età, ma è particolarmente pericolosa per i neonati e i bambini al di sotto di un anno. Prima dell’introduzione dei vaccini, secondo il Ministero della Salute, almeno l’80% delle persone la contraeva prima dell’adolescenza.
I sintomi
Il periodo d’incubazione della pertosse è di circa 10-14 giorni e la malattia si sviluppa in tre fasi principali. La prima fase è detta catarrale, dura circa 1-2 settimane e presenta sintomi simili a quelli di un comune raffreddore, tra cui febbre leggera, starnuti e tosse notturna, e per questo non è sempre semplice distinguerla fin da subito.
La seconda fase, chiamata parossistica, dura circa 2-3 settimane ed è contrassegnata da episodi di tosse secca molto intensi, caratterizzati da 5-15 colpi di tosse ravvicinati che terminano con una forte inspirazione.
Questa tosse convulsiva non solo può ostacolare la respirazione, ma anche l’alimentazione. Infine, segue una fase di recupero graduale in cui i sintomi diminuiscono progressivamente.
Le complicazioni possono essere anche gravi, specialmente nei neonati. Possono includere infezioni batteriche come otiti, polmonite e bronchiti, e in casi estremi affezioni neurologiche come crisi convulsive ed encefaliti. I colpi di tosse possono anche provocare emorragie sottocongiuntivali e nasali.
Come curare la pertosse e come prevenirla
Una volta capito che cos’è, andiamo a vedere come si cura. Il trattamento della pertosse si basa soprattutto sull’uso di antibiotici specifici, tra i quali troviamo l’eritromicina, la claritromicina e l’azitromicina che aiutano a ridurre la gravità e la durata della malattia, soprattutto se somministrati nelle fasi iniziali. Tuttavia, nei casi più gravi e specialmente nei neonati, può essere necessario il ricovero ospedaliero per fornire supporto respiratorio e monitoraggio continuo.
Prevenire è meglio che curare e in questo senso la vaccinazione risulta fondamentale. In Italia, il vaccino contro la pertosse è obbligatorio per i bambini in età scolastica ed è raccomandato anche dall’OMS.
La vaccinazione viene somministrata in combinazione con altri vaccini utili contro diverse malattie. Nonostante la loro efficacia, è importante che anche gli adolescenti e gli adulti mantengano aggiornate le loro vaccinazioni poiché, com’è risaputo, la protezione diminuisce nel tempo. Soprattutto coloro che si trovano in stretto contatto con i neonati dovrebbero ricevere i richiami per evitare di diventare fonte d’infezione.
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