Covid Italia, indice Rt: è ora di cambiare?

Zona gialla o arancione? Le regioni hanno chiesto al governo nuovi parametri per decidere misure e restrizioni anti Covid in Italia. “La prima cosa che deve essere superata oggi, vista anche la situazione contingente del Paese, è quella dell’indice Rt”, ha detto Massimiliano Fedriga, il presidente della Conferenza delle Regioni e presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Ma l’Rt è davvero superato? E’ possibile modificarlo? Ecco cosa dicono gli esperti.  

“Superare l’Rt? Come comitato tecnico scientifico noi su questo ci siamo comunque già espressi il mese scorso. Abbiamo suggerito di calcolare l’Rt sui ricoveri nei reparti di degenza covid e nelle terapie intensive per due ordini di motivi: primo perché in questa maniera i dati sarebbero più recenti e raccolti più rapidamente e secondo perché così si potrebbe valutare l’impatto della pandemia sui sistemi sanitari regionali, risentendo meno delle fluttuazioni determinate dal numero dei tamponi positivi”, ha detto ieri in un’intervista all’Adnkronos Fabio Ciciliano, segretario nel primo Cts e ora membro del Comitato tecnico scientifico varato dal governo Draghi in rappresentanza del Dipartimento della Protezione civile. 

“L’Rt, in una situazione in cui la percentuale di vaccinati sta incrementando significativamente, non ha più alcun valore”. E’ netta la posizione della microbiologa Maria Rita Gismondo sull’indice di contagio che potrebbe essere oggetto di ‘tagliando’ in questa nuova fase dell’emergenza Covid-19. “Bisogna valutare esclusivamente la saturazione dei posti letto in terapia intensiva e i decessi”, dichiara all’Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “Se questi diminuiscono, si può aprire tranquillamente”. 

“Il parametro Rt non è l’unico su cui fondare tutte le decisioni e assegnare i colori alle Regioni. Rt, che rileva la quota di casi sintomatici è, di fatto, un indicatore che ci dice di quanto accelera – o decelera- la pandemia. I parametri su cui decidere di assegnare restrizioni alle varie Regioni tengono conto di diversi aspetti”, spiega all’Adnkronos Salute Stefania Salmaso, epidemiologa indipendente delle malattie infettive. “Quando Rt è sotto 1 – spiega ancora Salmaso – sappiamo che siamo in una fase di decelerazione e possiamo prevedere che il numero di casi totali andrà a diminuire. E’ un parametro importante, perché ci permette di fare delle proiezioni e, come tale ritengo sia utile mantenerlo. In questo momento, per esempio, abbiamo osservato un aumento del valore Rt, pur rimanendo sotto l’unità, il che vuol dire che i casi continuano a diminuire (perché siamo sotto l’unità) però diminuiscono più lentamente. E’ chiaro che rilassando le contromisure di impatto sociale le infezioni possono aumentare”, conclude. 

“L’indice Rt dell’Iss-ministero della Salute ha dimostrato di non essere più adeguato perché basato su dati in ritardo rispetto alla settimana in corso. Dobbiamo provare metodi alternativi, che ci sono, in grado di fotografare velocemente la situazione del presente. Ma questo non significa che dobbiamo riaprire tutto come qualcuno vorrebbe”, sottolinea all’Adnkronos Salute Giorgio Sestili, fisico ed ideatore della pagina Facebook ‘Coronavirus – Dati e analisi scientifiche’, facendo il punto sulla situazione epidemiologica, commentando il pressing di alcune Regioni nel rivedere l’indice Rt alla luce del quadro epidemiologico. “Io e tanti altri sosteniamo, da tempo, che l’Rt arriva in ritardo e che ci possiamo permettere di perdere un po’ di accuratezza in favore di una maggiore tempestività – spiega Sestili – L’Rt individua un rapporto tra quello che succede in una settima e quello che succede nella settima precedente. In questo rapporto tu ci puoi mettere dati diversi, ad esempio i casi positivi che però hanno lo svantaggio di risentire del numero dei tamponi effettuati. Ricordo che c’è chi ha sviluppato l’algoritmo CovIndex, che ha il vantaggio di essere disponibile molto più velocemente dell’indice Rt. Infatti il ritardo è di circa 13 giorni dal contagio, rispetto ai 30 giorni dell’indice Rt”. “C’è poi chi come il fisico Roberto Battiston”, già presidente dell’Asi e professore di Fisica sperimentale Università di Trento, “ha sviluppato un altro Rt, che si calcola a partire dagli ingressi in terapia intensiva, un parametro accurato che non dipende dai tamponi effettuati”. Insomma conclude Sestili, “ci sono già Rt alternativi che hanno dimostrato di funzionare, possiamo usarli al meglio”. 

“Oggi siamo in piena fase discendente della terza ondata, sicuramente per questa settimana avremo questa continuazione della fase discendente. Dall’altro lato, l’Iss ha segnalato un lieve incremento dell’indice Rt. Le Regioni dicono che bisogna modificare i parametri per il sistema a colori, se ci devono essere delle modifiche devono essere fatte in tempi rapidi, altrimenti molte regioni finiranno in zona arancione”, ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus. “Se il Governo dice che le riaperture sono irreversibili – ha sottolineato – a questo deve corrispondere un cambiamento di questi parametri. A partire dalla prossima settimana l’indice rischia di aumentare ancora visto che vedremo gli effetti delle prime riaperture. Con il completamento della vaccinazione delle persone più anziane, dovremmo avere una maggiore tranquillità nelle riaperture”.  

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