Covid Italia, Ciciliano (Cts): “Superare Rt? Possibile calcolarlo sui ricoveri”

“Superare l’Rt? Come comitato tecnico scientifico noi su questo ci siamo comunque già espressi il mese scorso. Abbiamo suggerito di calcolare l’Rt sui ricoveri nei reparti di degenza covid e nelle terapie intensive per due ordini di motivi: primo perché in questa maniera i dati sarebbero più recenti e raccolti più rapidamente e secondo perché così si potrebbe valutare l’impatto della pandemia sui sistemi sanitari regionali, risentendo meno delle fluttuazioni determinate dal numero dei tamponi positivi”. Lo dice in un’intervista all’Adnkronos Fabio Ciciliano, segretario nel primo Cts e ora membro del Comitato tecnico scientifico varato dal governo Draghi in rappresentanza del Dipartimento della Protezione civile, interpellato sulla proposta avanzata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, di rivedere l’Rt. 

”L’indice Rt calcolato con questa modalità acquisirebbe maggiore significato con l’incremento del numero dei cittadini vaccinati e avremmo quindi la contemporanea registrazione dei casi gravi – spiega Ciciliano – In questo momento quello che ci interessa, non sono tanto i numeri dei contagi, che ovviamente sono importanti, ma in una proiezione estiva l’obiettivo è che le terapie intensive e i reparti covid si svuotino per restare stabilmente sotto la soglia critica”. 

Ciciliano, oltre a essere membro del Cts, è dirigente medico della Polizia. Esperto di gestione delle emergenze, è sceso in campo per la risoluzione di numerose situazioni critiche sia all’estero, dal disastro nucleare di Fukushima all’epidemia di colera di Haiti fino ai terremoti di India e Pakistan, sia nel nostro Paese, dal sisma dell’Aquila e quello che colpì il centro Italia nel 2016. 

Nel corso della pandemia di fronte alle immagini di assembramenti più volte si è puntato il dito verso i mancati controlli. Su questo tema Ciciliano non ha dubbi: ”I controlli vanno fatti, sicuramente sono un deterrente, danno un senso di giustizia e di presenza dello Stato sul territorio, se però ci aspettiamo che siano la soluzione all’aumento dei contagi allora il discorso cambia. Il controllo può essere messo in campo nelle zone della movida ma è chiaro che poi non è possibile controllare tutti gli assembramenti. Per quanto possano essere capillari i controlli delle forze di polizia da soli non possono riuscire a contenere l’epidemia. E’ una falsa immagine. Dobbiamo stare attenti a dire che visto che le persone si assembrano e i controlli non ci sono, allora l’aumento dei contagi è attribuibile ai mancati controlli: è impossibile sostenere una cosa del genere”. 

Secondo il dirigente della Polizia, ”il discorso è sociologico, si tratta di appellarsi alla responsabilità di ognuno di noi. L’aspetto importante che va sottolineato è che la gente si è abituata a sentire i 2-300 morti al giorno. E questo non va bene, è l’assuefazione al rischio che ti porta a non considerare le indicazioni fornite. Spesso il problema non viene percepito fino a che non capita di avere un caso grave di Covid che colpisce un parente o un amico, in quel momento la prospettiva del rischio cambia”. 

Sulla sospensione dei brevetti dei vaccini Ciciliano sottolinea che ”concettualmente potrebbe essere una cosa molto positiva”. ”Noi dovremmo fare un ragionamento che non riguardi solo il nostro Paese ma anche i Paesi più sfortunati di noi, che non hanno la capacità economica di sostenere i costi dei vaccini come riusciamo a fare noi occidentali – aggiunge – Il discorso dei brevetti potrebbe andare in una direzione di aiuto internazionale per la gestione della pandemia. E’ chiaro che poi c’è un discorso che riguarda la proprietà intellettuale. Intanto la cosa importante è che i vaccini arrivino in grande quantità e senza buchi nelle forniture”. 

Il 5 maggio scorso il Cts si è espresso ufficialmente raccomandando la somministrazione della seconda dose dei vaccini a mRna a 42 giorni dalla prima, indicazione poi assunta in una circolare del ministero della Salute. ”L’obiettivo – spiega Ciciliano – è quello di dare la possibilità a più persone di essere vaccinate con la prima dose sul modello della Gran Bretagna, con la consapevolezza che da qui a poche settimane la fornitura di vaccini aumenterà. In questa maniera si riusciranno a vaccinare quante più persone possibili anche perché la quota di vaccini che dovrebbe essere conservata per la seconda dose può invece essere usata su altre persone. E’ una strategia che può essere giusta quando hai pochi vaccini. Se guardiamo anche ai risultati della Gran Bretagna e dell’Irlanda vediamo che la copertura vaccinale con una sola dose è stata assolutamente congrua, tanto è vero che si è registrata una sensibile riduzione del numero di morti giornaliero fino quasi ad azzerarli”. 

Infine sull’ipotesi che i primi vaccinati, come i medici e i sanitari, siano a rischio copertura il dirigente medico della Polizia conclude: ”Questo riguarda più che altro il discorso del green pass, che prende in considerazione i sei mesi dal vaccino, più che la copertura vaccinale. I dati scientifici sul tema non sono univocamente interpretabili. Esistono studi di popolazione che hanno evidenziato, a distanza di mesi, la persistenza degli anticorpi, altri la riduzione degli anticorpi ma comunque una capacità immunologica conservata. Delle persone che hanno avuto il covid lo scorso anno, durante la prima ondata, molto poche si sono ammalate di nuovo. Ciò significa che una copertura anticorpale può restare conservata anche a distanza di molti mesi”. 

di Giorgia Sodaro
 

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