Variante Omicron, “quadri clinici in terapie intensive non sembrano meno gravi”

Variante Omicron del coronavirus e sintomi, i quadri clinici nelle terapie intensive non sembrano meno gravi rispetto a varianti e ondate precedenti. A livello clinico, “non ci sembra che la variante Omicron sia diversa dalle altre” dice Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) che descrive, all’Adnkronos Salute, le caratteristiche cliniche di coloro che in questo periodo arrivano nelle terapie intensive. “Nei pazienti che arrivano in rianimazione i quadri clinici che noi vediamo sono sovrapponibili rispetto alle ondate precedenti. Non ci sembrano apprezzabilmente diversi” spiega Vergallo. 

“Dai dati sulla pandemia da Sars- Cov-2 che noi osserviamo in queste ore, rispetto alle ondate precedenti, il tasso di ricoveri, in particolare in terapia intensiva, non segue la curva dei contagi come lo scorso anno. La pressione sugli ospedali non è a livello delle ondate precedenti – dice Vergallo – Ma i colleghi sono sicuramente provati da due anni di super lavoro. Siamo stanchi, quindi ogni aumento dell’impatto Covid sugli ospedali ci mette in grande crisi”.  

Il presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani sottolinea che “in questi giorni sta accadendo quello che avevamo già previsto mesi fa, ovvero un nuovo aumento della pressione ospedaliera che sarebbe durato fino a gennaio”. 

Va considerato inoltre, spiega, che seppure i dati dei ricoveri sono in percentuale minore sui contagi, se paragonati alle ondate precedenti, “con l’alta diffusività di Omicron, i numeri assoluti rischiano di diventare molto alti”. All’origine dell’impatto meno forte di questa ondata sulle strutture ospedaliere potrebbe esserci, “come noi riteniamo, l’effetto dell’efficacia vaccinale”, oppure “come, ritiene qualcuno, una minore aggressività clinica di Omicron, ma è un’ipotesi tutta da provare”.  

“Ci aspettiamo un gennaio difficile negli ospedali e, in particolare, nelle terapie intensive – prosegue – La situazione resta complessa perché la curva di crescita dei ricoveri non accenna ad arrestarsi. Sicuramente aumenterà per tutto il mese, questa è la previsione che siamo in grado di fare. Non possiamo sapere quando la curva comincerà a scendere”. 

Vergallo riferisce, inoltre, la preoccupazione degli anestesisti “per i pazienti no Covid, visto che stiamo assistendo, di nuovo, ad una progressiva riduzione dell’attività chirurgica d’elezione, con riflessi che vanno a incidere, ancora una volta, sull’allungamento delle liste d’attesa”, conclude. 

 

 

 

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