Variante Delta dominante, 27 anni età media contagi

In Italia la variante Delta è ormai dominante mentre l’età media dei contagi è scesa a 27 anni. Lo fa sapere il presidente dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa settimanale sull’analisi dei dati del Monitoraggio della Cabina di Regia sull’andamento del Covid-19. “L’età mediana di chi contrae l’infezione è sempre molto bassa, parliamo di 27 anni”, quella di “chi si ricovera in ospedale è di 49 anni”, mentre è “di 63 anni” l’età media di chi finisce in terapia intensiva.  

La flash survey mostra che “la variante Delta” di Sars-CoV-2 “è ormai dominante”. “Al 20 luglio scorso la prevalenza era del 94,8%”, secondo l’ultima indagine rapida condotta dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute, insieme a Regioni e Fondazione Bruno Kessler. E’ un dato “in forte aumento rispetto alla survey del 22 giugno – evidenziano gli esperti – con valori oscillanti tra le singole regioni tra l’80% e il 100%”. ” Quindi sarà in qualche modo la variante che circola diffusamente un po’ in tutto il Paese. Fortunatamente la variante Gamma sta diminuendo e dobbiamo porre molta attenzione anche a sequenziare e a guardare la possibilità di nuove varianti” che dovessero emergere, “avendo a questo punto uno scenario caratterizzato prevalentemente dalla Delta, ha evidenziato Brusaferro.  

“Sono stati definiti nuovi parametri per far scattare delle misure da zona gialla, con qualche restrizione aggiuntiva”. Ma “oggi è difficile fare” una “previsione, dobbiamo valutare con attenzione l’andamento dei dati e credo, già la prossima settimana, sulla base dell’andamento dell’Rt, dei sintomatici e delle ospedalizzazioni, potremmo avere un quadro un po’ più definito”. In ogni caso “la determinazione di questi scenari è data anche dai nostri comportamenti”, ha affermato ancora il presidente dell’Iss. In ogni caso i dati indicano che “tutte le Regioni sono a rischio moderato, ma nessuna è scattata a rischio alto perché la resilienza, ovvero l’attale capacita di risposta dei servizi sanitari, è ancora buona”. 

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