Quinta dose vaccino Covid: cosa dicono Bassetti, Crisanti, Gismondo e Pregliasco

(Adnkronos) – Quinta dose vaccino Covid, cosa pensano gli esperti dell’ulteriore dose di richiamo? All’indomani della circolare ministeriale in cui si raccomanda a over 80, ospiti delle Rsa e over 60 fragili per patologie di base di farsi somministrare una quinta dose di vaccino anti Covid-19 bivalente aggiornato alle varianti Omicron, quinta dose che potranno ricevere, su richiesta, anche tutti gli altri over 60, ecco il parere degli studiosi contattati dall’Adnkronos Salute. 

BASSETTI – “Meglio tardi che mai, da quando è partita la campagna per la quarta dose avevo detto che era importante in alcune situazioni consentire di fare la quinta soprattutto per chi aveva fatto il richiamo diversi mesi fa – commenta Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive del San Martino di Genova – Faccio riferimento esclusivamente ai grandi anziani, agli over 80, e alle persone con gravi immunodeficienze, dai tumori alle leucemie. Queste persone possono beneficiare della quinta dose. Ora il messaggio deve essere di non distogliere l’attenzione in chi deve fare il richiamo soprattutto se fatto sei mesi fa” . 

CRISANTI – “I fragili rimangono purtroppo a rischio di complicazioni gravissime ed è giusto proteggerli” da Covid, “dar loro la possibilità di proteggersi” dice Andrea Crisanti. “L’ho detto più volte e ne sono convinto: bisogna usare un approccio che in qualche modo miri a salvaguardare i fragili”, evidenzia all’Adnkronos Salute, ribadendo quella che a suo avviso è la linea da seguire per gestire questa fase della pandemia.  

GISMONDO – Ma per Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, “non possiamo continuare a vaccinarci ogni 3 mesi. Si dia il giusto spazio, ove necessario, alle terapie, adesso che Covid non è più la malattia grave di prima”, e si punti a “un vaccino annuale con l’anti-influenza”. Sul fronte vaccinazioni, dunque, l’esperta indica come obiettivo quello di un prodotto annuale da co-somministrare insieme alla profilassi antinfluenzale. Magari un prodotto ‘2 in 1’, che con una sola iniezione stimola la risposta immunitaria contro entrambe le infezioni? “Dipende dalla qualità del prodotto che si riesce a proporre”, risponde Gismondo. 

PREGLIASCO – “La fatica e la stanchezza vaccinale stanno prendendo piede già ora e non è facile. Ma nella fase attuale che vede ancora in salita questa onda Covid credo sia importante rilanciare questa vaccinazione. Va da sé che nel prossimo futuro dovremo arrivare a un appuntamento annuale, magari con vaccini combinati, che sono in corso di validazione, per fare una sola puntura e proteggersi da influenza e Covid”. Il virologo Fabrizio Pregliasco commenta così la circolare ministeriale. Il docente di Igiene dell’Università Statale di Milano evidenzia però che il punto di arrivo dovrà essere quello dei richiami vaccinali annuali. “Per ora io credo che questa sia un’indicazione alla luce di una stagione che potrebbe essere ancora impegnativa, con presenza insieme di influenza e Covid. Quindi per ridurre gli effetti” della co-circolazione di più virus respiratori. “Ci sta”, conclude Pregliasco. 

MINELLI – “All’alba del terzo anno dell’era Covid, io credo che nessuno davvero in buona fede e libero da preconcetti possa negare che il vaccino anti-Covid sia stato determinante e decisivo per l’epilogo dell’emergenza sanitaria in senso stretto – evidenzia l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata – Ciò, sul versante rigorosamente clinico e della prevenzione sociale, significa che una dose-richiamo, magari una volta all’anno agli inizi dell’autunno – dose che per i soggetti immunodepressi o anziani over 80 costituirebbe la quinta somministrazione – è certamente un’opportunità per affrontare più serenamente l’inverno”. Sul fatto che per il richiamo della campagna vaccinale ci sia solo la raccomandazione, “non saprei dire fino a che punto ‘suggerire’ la quinta dose possa rivelarsi una soluzione efficace, perché – avverte – come già avvenuto per la quarta, l’opzionalità di un richiamo lasciato alla volontà del singolo rende aleatorio ogni risultato. Insomma – conclude l’immunologo – potremmo dire che si guarisce meglio dal Covid che non dal vecchio stile all’italiana”. 

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