Aumentano i casi di polmonite in Cina: cosa dicono gli esperti

In Cina aumentano i casi di polmonite e la sanità mondiale si interroga sulla questione. Ecco che cosa dicono gli esperti e quale potrebbe essere la matrice.

Casi di polmonite, in Cina diversi focolai

Nei giorni scorsi è suonato un minaccioso allarme, in Cina sono stati registrati diversi casi di polmonite che hanno preoccupato e non poco la sanità mondiale. Il timore di un nuovo agente patogeno che potesse estendersi a macchia d’olio ha subito fatto drizzare le antenne a tutte le istituzioni, ma non sembra essere questo il caso.

I focolai sono stati registrati soprattutto nella parte settentrionale del Paese, nella quale si sono verificati casi soprattutto nei bambini. Nella nota diffusa dal sistema di sorveglianza ProMed, si parlava di “polmonite non diagnosticata” caratterizzata da febbre alta e noduli nei polmoni, senza però altri sintomi.

Il sistema sanitario cinese è stato messo dunque nuovamente a dura prova, dopo il recente passaggio dell’emergenza epidemiologica ben noto a tutti. L’Oms non ha perso tempo e ha immediatamente richiesto dati ufficiali alla Cina che facessero chiarezza su queste infezioni respiratorie nei bambini.

Un effetto collaterale dell’emergenza epidemiologica

Gli esperti, per il momento, concordano sul fatto che si tratti solamente di un effetto collaterale dell’emergenza epidemiologica. Le restrizioni e i dispositivi di sicurezza adottati nel corso della pandemia, infatti, hanno temporaneamente bloccato il flusso degli altri agenti patogeni, che ora invece possono liberamente circolare.

Tra questi, troviamo sicuramente l’influenza e il virus respiratorio sinciziale. A riprova di questo ci sono i diversi picchi di casi in alcuni paesi europei che si sono verificati nel corso degli ultimi due anni.

Si deve considerare che la Cina ha abolito le restrizioni sul Covid solamente alla fine del 2022, e di conseguenza questo è il primo anno in cui il Paese vive uno stato di normalità e libertà completa.

Per questo ora potrebbero verificarsi aumenti di altre patologie che invece avevano diminuito la loro proliferazione. Ad ogni modo, la situazione va comunque monitorata e tenuta sotto controllo, anche perché altri paesi, come la Francia, hanno registrato alcuni casi di polmonite sui bambini simili a quelli della Cina.

Che cosa dicono gli esperti

“Questo fenomeno di ondate di infezioni respiratorie viene talvolta definito ‘debito di immunità’. Poiché la Cina ha vissuto un lockdown molto più lungo e più duro rispetto a qualsiasi altro Paese, si prevedeva già che queste ondate avrebbero potuto essere più intense. A meno che non emergano nuove prove, non c’è motivo di sospettare l’emergere di un nuovo agente patogeno”.

Ha dichiarato Francois Balloux, direttore del Genetics Institute dell’University College di Londra. Per il momento, dunque, la situazione non sembra essere preoccupante, almeno per quanto riguarda la sua espansione.

Cosa dice la Cina

L’Oms ha tenuto una teleconferenza con alcune autorità di spicco della sanità cinese, le quali hanno esposto i dati relativi alla polmonite. Tra i quesiti non è mancato quello relativo a un ipotetico cluster di polmoniti non diagnosticate.

“Hanno detto di no. Ci hanno fornito le percentuali di ciò che è dovuto a influenza, rinovirus, adenovirus, Mycoplasma pneumoniae. Abbiamo chiesto dei confronti prima della pandemia. E per quanto riguarda le ondate che stanno registrando ora, il picco non è così alto come quello visto nel 2018-2019. Quel segnale che stavamo cercando di verificare, in realtà, è solo un’indicazione di un aumento complessivo della trasmissione in tutto il Paese”. Ha dichiarato Maria Van Kerkhove, esperta dell’Oms.

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