Il Long COVID: gli effetti neurologici a lungo termine del coronavirus

L’emergenza epidemiologica continua a lasciare alcuni strascichi, soprattutto in alcune persone che subiscono gli effetti del Long COVID. Ecco che cos’è e che cos’ha evidenziato un recente studio.

Che cos’è il Long COVID

Da quando è emerso il nuovo coronavirus, molte ricerche sono state condotte per comprendere gli effetti che questo virus può avere sul nostro organismo. Sebbene molti pazienti siano guariti completamente e rapidamente dalla malattia, altri continuano a manifestare sintomi che persistono per mesi e altri ancora riportano effetti che durano oltre la fase acuta della malattia stessa.

Si parla di Long COVID, il termine che definisce la condizione in cui gli effetti del coronavirus persistono per oltre otto settimane. I sintomi possono includere tosse, difficoltà respiratorie, stanchezza, dolori muscolari e articolari, ma anche effetti neurologici.

Gli effetti del Long COVID

Uno studio condotto dall’Università della California di Los Angeles, pubblicato su Jama Network Open, descrive gli effetti a lungo termine del coronavirus su alcune funzioni cognitive, tra cui la memoria e l’attenzione.

Secondo lo studio, ci sono diversi fattori che possono influire sulla comparsa di questi effetti neurologici, tra cui la gravità della malattia, la durata dell’ospedalizzazione, la necessità di assistenza respiratoria e la presenza di altre condizioni mediche.

Il danno neurologico causato dal coronavirus sembra associato all’infiammazione cronica e alla risposta immunitaria dell’organismo. Gli studi hanno dimostrato che il virus può infettare le cellule del sistema nervoso centrale, compromettendo la funzione delle cellule nervose e causando danni neurologici a lungo termine.

Inoltre, la perdita di olfatto e gusto, due delle prime manifestazioni del coronavirus, sembrano essere correlate a danni neurologici a lungo termine. Ciò suggerisce che il virus possa causare danni alle cellule nervose anche al di fuori del sistema nervoso centrale.

Il danno neurologico può anche manifestarsi attraverso i deficit cognitivi, come difficoltà di concentrazione e problemi di memoria. Gli effetti a lungo termine del coronavirus possono quindi avere un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti che ne sono affetti.

Quali sono i disturbi più persistenti

Il Long COVID, dunque, continua ad agire con i suoi effetti su molte persone. Il 9,8% di loro subisce l’alterazione del gusto o dell’olfatto, mentre il 9,4% accusa malessere dopo uno sforzo fisico. Sono il 7,8% quelli a cui continua a mancare il respiro mentre la percentuale di chi accusa attacchi d’ansia scende al 4%.

Infine, l’8,3% ha problemi di concentrazione e di memoria che rendono difficile la vita quotidiana. Gli effetti quindi non sono per nulla da sottovalutare.

La situazione dei non vaccinati

Un altro studio, pubblicato sul British Medical Journal, ha invece indagato gli effetti del Long COVID sulle persone non vaccinate. I risultati sono allarmanti: una persona su sei continua a subirne i sintomi fino a due anni dopo aver contratto l’infezione.

Per affrontare il Long COVID, è necessario comprendere meglio gli effetti neurologici del virus e sviluppare trattamenti efficaci per prevenirli e curarli. È pertanto necessario effettuare studi approfonditi sulla neurologia del coronavirus. È inoltre importante sviluppare trattamenti personalizzati per i pazienti che subiscono i sintomi neurologici dopo il recupero dalla malattia.

L’emergenza epidemiologica è terminata, ma i suoi effetti continuano a farsi sentire. Sarà fondamentale continuare a studiare a fondo il Covid-19, per bloccarne gli effetti a lungo termine e per fare in modo che una crisi di questo tipo non ricapiti.

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