Lazio zona gialla “dal 3 gennaio”

Lazio zona gialla nel 2022? “Credo che il 3 gennaio cambieremo colore. Sia per tutti un campanello: dobbiamo recuperare un livello di prudenza, su uso delle mascherine, lavaggio delle mani che si è un po’ allentato. Anche a Capodanno”. Così l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, in un’intervista a ‘Il Messaggero’. Come si chiude il 2021? “In quest’ anno la bestia, il virus, è mutato. Ma l’impatto è stato ridotto dai vaccini. Guardiamo al 2022 con più ottimismo, anche per le nuove armi, come il vaccino Novavax che è su base proteica e potrebbe convincere qualche incerto”, aggiunge.  

Il Lazio è tornato sopra i 4mila contagiati al giorno. E presto potranno anche raddoppiare. “Intanto registriamo che il 30% dei positivi è affetto da Omicron. Due settimane e la variante sarà prevalente nel Lazio”, ricorda D’Amato. Quali sono le loro condizioni? “Stanno tutti bene al momento. Abbiamo anche guarito una donna con i monoclonali”, precisa. Gli ospedali sembrano vicini al collasso: una quarantina di ambulanze sono usate come letti. “Dal nostro monitoraggio abbiamo numeri diversi, soltanto ieri, e in alcune ore, abbiamo avuto 34 mezzi fermi. Non nego che gli ospedali siano sotto pressione, però l’anno scorso, quando non c’erano i vaccini, il sistema ha retto con 1.800 contagiati ricoverati in più”, replica l’assessore. 

Aumenterete i posti letto? “Sì. In base all’incidenza di Omicron, potremmo anche aprire 437 postazioni in più nei reparti ordinari e 90 in più nelle terapie intensive. Perché con 300mila no-vax, se si ammala il 10 per cento, abbiamo 30mila potenziali ricoveri”, sottolinea. 

È polemica sul doppio tampone per l’uscita dall’isolamento. “Per stabilire la fine dell’isolamento, oltre ai molecolari, si possono usare anche gli antigienici, purché con determinate caratteristiche di sensibilità. Mi spiego meglio: oggi chi è stato positivo fa prima un test in farmacia, poi un molecolare – sottolinea l’assessore – Questo comporta un doppio lavoro, ma a breve in farmacia – partiranno in 500 – si potrà trovare un antigenico di natura più quantitativa in grado di calcolare, grazie a una piccola apparecchiatura, anche la carica virale. Si evita il doppio test, si semplifica la vita ai cittadini e si limita il rischio di errori”.  

Si accorceranno le quarantene? “Deciderà il governo. Nel Lazio seguiamo le indicazioni della comunità scientifica. Ma ci vuole prudenza, perché questa misura può essere una scorciatoia”, prosegue. Quanti sono in quarantena? “Nel Lazio ci sono oltre 50mila positivi – rimarca D’Amato – Ognuno di loro si porta con sé 4 o 5 contatti costretti a isolarsi. Sono almeno 250mila le persone in quarantena. Un numero destinato a crescere, che rischia di bloccare i servizi. La strada da seguire è un’altra: l’obbligo vaccinale”. 

Il governo non è di questa idea. “Parlo a titolo personale, non a nome del Lazio, ma di fronte a questa babele di indicazioni, la via maestra è quella rilanciata dal presidente di Confindustria Bonomi: rendere obbligatorio il vaccino. Cosa che l’Italia ha fatto, per esempio, negli anni Settanta con il colera o in seguito con le vaccinazioni pediatriche per i bambini, senza le quali non ci si può iscrivere all’asilo”, osserva. Serve una legge. “E facciamola. E discutiamo di lockdown per i non vaccinati. Altrimenti non ci restano che gli inviti pressanti alla popolazione. Nel Lazio, però, abbiamo ancora una quota rilevante, oltre 300mila persone, che non ha fatto neanche una dose. E questo sta creando una prateria per la diffusione di Omicron, mette in crisi gli ospedali: i ricoverati sono quasi tutti non vaccinati, in rianimazione ci sono i quarantenni”, conclude.  

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