Crisanti: “Cruciale non passare da mini focolai a trasmissione diffusa” 

Non è tanto il numero dei nuovi contagi da Covid-19 a cui occorre guardare oggi, quanto la ‘forma’ con cui si manifestano. “L’obiettivo è non passare da piccoli focolai che si riescono a contenere a una trasmissione diffusa” sul territorio nazionale “che non si riesce a controllare”. Parola del virologo Andrea Crisanti.  

“Il problema, come ho già detto, è che tutto dipende dall’equilibrio tra la capacità del virus di trasmettersi e la nostra di circoscriverlo. Equilibrio destinato a spostarsi verso l’alto, sia per i comportamenti che si tengono durante l’estate, sia perché molti operatori delle strutture sanitarie sono in ferie e non si può pensare che queste realtà operino al massimo come tre mesi fa” in piena emergenza. “Sarebbe inconcepibile”, spiega all’Adnkronos Salute il responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, commentando i numeri giornalieri dei nuovi positivi registrati in Italia, da un paio di giorni più vicini a quota 400.  

Quello che è importante notare, aggiunge Crisanti, “è che siamo ancora in una situazione in cui i focolai è possibile circoscriverli e controllarli. Se rimangono ristretti e sotto controllo è ancora una situazione accettabile. Devo dire che sono soddisfatto di quello che vedo e di come si stanno finalmente identificando e circoscrivendo questi focolai. Era un po’ quello che predicavamo fin da marzo”. Ora, “per evitare che la situazione sfugga di mano – conclude il virologo – il comportamento individuale è fondamentale. Ci vuole senso di responsabilità”. 

Quanto al fatto che tra i nuovi positivi si riscontri un numero elevato di giovani e che molti siano casi importati, Crisanti puntualizza che “questo dipende da cosa si misura. Durante l’emergenza avevamo visto una faccia dell’epidemia, ora vediamo anche l’altra. All’inizio avevamo come strumento solo il tampone e facevamo test alle persone malate. Ora che usiamo finalmente gli strumenti di sorveglianza attiva facendo test ai contatti familiari e ai colleghi di lavoro scopriamo un sacco di giovani positivi”. 

Questo, dice, “non è sorprendente. Il virus sfrutta la componente sociale umana per sopravvivere: più contatti, più infetti. Quindi giovani e che lavorano” sono il bersaglio ideale. “Oggi la nostra attenzione ha cambiato focus. Ecco perché li vediamo”.  

MIGRANTI – “In Veneto ci sono focolai relativi in particolare a strutture per richiedenti asilo. Queste realtà sono state un po’ trascurate” nel clou dell’epidemia di Covid-19 “non per colpa della Regione ma per difficoltà oggettive, in particolare burocratiche. Varrebbe la pena di dedicare un piano di attenzione verso queste strutture, oltre a testare in ogni caso chi arriva giorno per giorno”. E’ l’analisi del virologo Andrea Crisanti. “Questo discorso – spiega all’Adnkronos Salute il responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova – lo avevamo iniziato. Ma sono strutture difficili su cui agire, anche da un punto di vista burocratico, perché controllate direttamente dal Viminale. Avevamo posto la necessità di verifiche su queste strutture con la Regione Veneto già a fine marzo. Del resto, sono tutte persone giovani e se si infettano sono per lo più asintomatiche, come si sta dimostrando adesso. Sarebbe utile una ricognizione sistematica per capire il livello di circolazione del virus e se ancora ci sono persone infette. E’ una parte della società che è stata finora trascurata”.  

ZAIA – “Apprezzo le manifestazioni di apprezzamento di Zaia” usa poi un gioco di parole il virologo Andrea Crisanti per commentare all’Adnkronos Salute le dichiarazioni, rilasciate oggi dal governatore del Veneto, Luca Zaia, riguardo al rapporto con lo scienziato. Rapporto descritto con un parallelismo che ha fatto sorridere il responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova: Zaia come Cornelia e Crisanti come il figlio Tiberio Gracco, uno dei “suoi gioielli”. “Ma non finiva ammazzato? – chiede il virologo – dovrò dirlo a Zaia quando lo vedo”. “Scherzi a parte – conclude – io ho lavorato bene con il presidente. E’ che sono sempre stato geloso delle mie scoperte”.  

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