Covid, ecco quanti sono davvero gli sintomatici 

E’ uno dei temi più caldi da quando il coronavirus Sars-CoV-2 ha scatenato la pandemia che tormenta il mondo: quanti sono gli infetti inconsapevoli di esserlo, i veri asintomatici? Un team di scienziati ha provato a fare il punto su quello che la scienza ha finora scoperto e la risposta che emerge, analizzando i dati di 79 studi, è che si tratterebbe di “una minoranza”. Mentre, cioè, il virus dà segni di sé nella maggior parte delle persone che vengono infettate, gli asintomatici ‘autentici’ possono rappresentare circa il 20% dei contagiati, calcolano gli autori.  

Lo studio, pubblicato sulla rivista open access ‘Plos Medicine’, è stato condotto da Diana Buitrago-Garcia dell’Università di Berna (Svizzera) e colleghi. Lo spettro completo dei sintomi e la distribuzione della gravità di Covid-19 restano ancora non perfettamente chiari, spiegano gli esperti: alcune persone possono manifestare infezioni gravi che provocano polmonite virale, sindrome da distress respiratorio acuto e morte, mentre altre rimangono completamente asintomatiche o sviluppano sintomi lievi e aspecifici. Per comprendere meglio le percentuali, su cui ad oggi resta disaccordo fra gli scienziati, i ricercatori hanno portato avanti una revisione sistematica della letteratura prodotta tra marzo e giugno 2020. I 79 studi analizzati riportano dati empirici su 6.616 persone: 1.287 di queste sono state definite asintomatiche.  

Analizzando questi dati gli esperti hanno stimato la percentuale di contagiati che non hanno mai sviluppato sintomi. Ogni persona infetta da Sars-CoV-2 è inizialmente asintomatica, la proporzione che svilupperà sintomi è stimata intorno all’80%, suggerendo che “la trasmissione presintomatica può contribuire in modo significativo” all’epidemia di Covid-19.  

Stime accurate delle vere infezioni asintomatiche e di quelle presintomatiche, ragionano gli studiosi, sono fondamentali per comprendere la trasmissione di Sars-CoV-2 a livello di popolazione e affinché si adottino strategie di salute pubblica adeguatamente personalizzate. La ricerca futura, suggeriscono, dovrebbe includere studi longitudinali prospettici che documentino lo stato dei sintomi. È inoltre necessaria una migliore accuratezza dei test sierologici per ridurre il numero di falsi negativi.  

“I risultati di questa revisione sistematica delle pubblicazioni di inizio pandemia suggeriscono che la maggior parte dei casi di Sars-CoV-2 non sono asintomatici durante il corso dell’infezione. Il contributo delle infezioni presintomatiche e asintomatiche alla trasmissione complessiva del coronavirus implica che continueranno a essere necessarie misure di prevenzione combinate, con una migliore igiene delle mani e delle vie respiratorie, un’attività di test e tracciamento, strategie di isolamento e distanziamento sociale”. 

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