Coronavirus, lo psichiatra: “Zona rossa confortava italiani, ora pericolo ovunque” 

“Alla luce del provvedimento di ieri, il concetto che ci confortava, cioè che la zona rossa era quella pericolosa, e altrove il pericolo si attenuava enormemente, è venuto meno. Con questo decreto in qualche modo crollano le distinzioni di dove si trova il pericolo e di dove mi posso sentire protetto. Questo ingenera una condizione di insicurezza, minaccia, incertezza, che diventa globale sia per quanto riguarda la mia persona, sia per quanto riguarda gli affetti più cari e via via le persone con le quali si hanno relazioni e scambi”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Società italiana di psichiatria.   

“Viviamo una condizione di severa eccezionalità – evidenzia l’esperto – che è qualche cosa di straordinariamente nuovo, mai provato prima, perché ci mette a contatto con il vissuto di un rischio complessivo contro il quale abbiamo poche difese accertate, e che riguarda noi stessi e i nostri affetti più cari. Il pericolo può arrivare da ogni direzione e anche nelle modalità meno aspettate, meno prevedibili, meno pensabili”.  

Dalle zone rosse si è passati a un intero Paese ‘in allerta’, e “questo diventa ancora più stressante, perché vi sono due aspetti concorrenti nella definizione di gravità della situazione: il primo concetto è legato agli aspetti pratici e concreti. Ad esempio le famiglie, i genitori, le persone che hanno responsabilità verso altre persone cominciano a chiedersi: avremo la garanzia di avere cibo a sufficienza, di avere il necessario, il carburante e la possibilità di spostarci in caso di urgenza?”. 

“Accanto a preoccupazioni legittime sul piano della realtà, ci sono poi le reattività emotive che, come sappiamo, sono profondamente ‘condite’ da elementi di irrazionalità, infantilità, istintualità. Ai due estremi, la paura può renderci fobici (mi chiudo in casa e non apro a nessuno), oppure farci sentire immuni e invincibili (parto, vado in vacanza, vado a un rave). L’unico consiglio pratico che si può dare – conclude lo psichiatra – è abbattere al 100 per cento i rischi e le condizioni di possibile infezione o trasmissione dell’infezione, e di costruire una rete di relazioni e di suggerimenti di tipo virtuale, per esorcizzare la paura più grave, quella di sentirci soli e disarmati”.  

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Le Fonti - New Pharma Italy TV
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