I dati relativi dal monitoraggio covid -alla base della definizione di zone rosse, arancioni e gialle- “sono aggiornati e sono costruiti tenendo conto dei tempi di incubazione del virus” e ‘il sistema di valutazione del rischio non è troppo complesso” infine ‘l’indice Rt è affidabile perché calcolato sui casi sintomatici e su quelli ospedalizzati”. Sono alcune delle risposte pubblicate sul sito dell’Istituto superiore di sanità (Iss) alle domande più frequenti che riguardano il sistema di valutazione del rischio messo a punto dall’Iss e dal ministero della Salute. Il funzionamento del sistema è stato al centro di diverse polemiche tra il Governo e le Regioni.
“L’acquisizione dei dati epidemiologici sulle infezioni è affetta da una serie di ritardi, alcuni dei quali non comprimibili – evidenzia l’Iss – in particolare, il tempo tra l’evento infettivo e lo sviluppo dei sintomi (tempo di incubazione), quello tra i sintomi e l’esecuzione del tampone, quello tra l’esecuzione del tampone e la conferma di positività, e quello tra la conferma di positività e l’inserimento nel sistema di sorveglianza integrata Iss. Il ritardo complessivo tra infezioni e loro rilevamento nel sistema di sorveglianza è valutato e aggiornato settimanalmente analizzando la stabilità del numero di casi (sintomatici o ospedalizzati) riportato a ciascuna data. Su queste valutazioni si basa la scelta della data più recente alla quale si possono considerare sufficientemente stabili le varie stime di Rt”.
“Si noti che i possibili rallentamenti nell’effettuazione e analisi dei tamponi, conseguenti all’aumentata incidenza di infezione, impattano allo stesso modo tanto i conteggi aggregati di nuovi positivi riportati quotidianamente dal dipartimento della Protezione Civile quanto i dati contenuti nel sistema di sorveglianza integrata”, aggiungono gli esperti dell’Iss.