Di Lorenzo (Irbm): “Vaccino covid e reazione avversa non collegati” 

“Questo non è un gioco. Gli scienziati si assumono una responsabilità di fronte al mondo. La mancata relazione fra il candidato vaccino e l’evento avverso era evidente, visto che la commissione entro 24 ore dalla riunione si è espressa. Significa proprio che non c’è il minimo dubbio. Se fosse stato un fatto controverso, la commissione avrebbe richiesto molto più tempo” per decidere, “magari mesi. Invece è stato tutto rapidissimo”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Piero Di Lorenzo, amministratore delegato dell’Istituto di ricerca Irbm di Pomezia, realtà italiana coinvolta nello sviluppo del vaccino contro Sars-CoV-2 di università di Oxford-AstraZeneca.  

L’esperto riflette sui tempi veloci con cui la commissione scientifica ha analizzato la sospetta reazione avversa che aveva portato nei giorni scorsi alla sospensione dei test, decretando oggi la ripresa del trial. “Nel cammino di un candidato vaccino gli intoppi ci sono. Questa volta è stata data pubblicità alla cosa proprio per evitare dietrologie, trattandosi di una sperimentazione alla fine – sottolinea Di Lorenzo – Ma quando si fa un trial di Fase 3, siccome non sono volontari sani, ma anche con patologie importanti, è fisiologico e di routine che ci possano essere manifestazioni avverse. Poi nel 99,9% dei casi si dimostra che non c’è una relazione con il candidato vaccino. In questo caso, se ci fosse stato anche solo un dubbio la commissione si sarebbe presa molto più tempo”. 

“Aspettavamo con ansia, ma con grande fiducia questa risposta”, dice riferendosi al verdetto. Il manager spiega di aver aspettato con “il cauto ottimismo che continuiamo ad avere. Sarebbe un’ipocrisia dire che m’è scivolata addosso – spiega- ma ero molto confidente perché i miei scienziati mi hanno detto e ridetto che il lavoro si presenta bene, è fatto bene”. Ora, riferisce, “l’arruolamento dei nuovi volontari riprende velocemente dopo una sospensione durata 3-4 giorni. Mentre non cambia nulla per i 50 mila volontari già vaccinati che vengono monitorati e continueranno ad esserlo, attività che non si era mai fermata”. 

Per quanto riguarda Irbm, “continuiamo a fare quello che stavamo facendo una settimana fa e che non abbiamo mai smesso di fare – sottolinea Di Lorenzo – cioè fare test di controllo sulle produzioni nel mondo. Noi siamo un centro di ricerca e la nostra vocazione è mettere a punto un candidato vaccino e produrre dosi per la sperimentazione, e poi magari passare ad a un’altra messa a punto. Nel caso specifico, siccome c’è un interesse nazionale ci siamo messi a disposizione del governo italiano e di AstraZeneca per dare una mano a produrre più dosi. Noi potremmo arrivare a circa 10 milioni all’anno”. 

 

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