Covid, Ricciardi: “Bollettino quotidiano richiesto da Oms, è obbligatorio”

Il bollettino quotidiano dei contagi da coronavirus “ci viene richiesto dai trattati internazionali e dall’Oms. Noi dobbiamo per i nostri adempimenti internazionali dare ogni giorno il numero e comunicare a tutto il mondo e a tutte le organizzazioni internazionali questo numero”. Lo chiarisce a ‘L’aria che tira’ su La7 il consigliere del ministro Speranza, Walter Ricciardi.  

“Noi non possiamo non classificare tutti i contagi e comunicarli alle istituzioni internazionali. Poi – sottolinea l’esperto – quanto e come questa lista di contagi venga comunicata è una cosa diversa. Ci sono Paesi che lo fanno in un modo, Paesi che lo fanno in un altro, ma questo fa parte della comunicazione non della raccolta dei dati che per noi – ribadisce – è obbligatoria”.  

SITUAZIONE NEGLI OSPEDALI – Quanto alla situazione negli ospedali, “i reparti sono pieni e con un organico medico che oggi è mediamente inferiore del 30% già rispetto ad organici scadenti”, e in questa situazione i sanitari “si trovano a fronteggiare la salute di 60 milioni di italiani che hanno il Covid, ma hanno anche tutte le altre malattie e non li riescono ad assistere” sottolinea Ricciardi. 

“Se noi dovessimo adeguare il numero di infermieri a quello che ha attualmente la Germania ne dovremmo assumere 53mila. Quindi in questo momento gli ospedali italiani hanno -53mila infermieri, meno migliaia di medici, meno il 30% di questo organico” ribadisce. Insomma, negli ospedali “il problema rimane e cresce perché siamo ancora in una fase di pandemia”. In questo quadro, “le Regioni sostanzialmente sono combattute tra il desiderio di dire alla gente che la situazione sta migliorando e le oggettive situazioni di drammaticità che i medici e gli infermieri vivono negli ospedali. Però – ammonisce Ricciardi – sono queste seconde che devono prevalere perché noi a un certo punto, come già sta succedendo, un paziente oncologico che avrebbe bisogno di un intervento urgente lo dobbiamo rimandare di 2 mesi”. Oberati “da pazienti che hanno il Covid? No. Che sono positivi al Covid? Sì. E questo deve significare la gestione complessa di questi pazienti”.  

“Soltanto chi lavora in ospedale – sottolinea l’esperto – si rende conto della drammaticità di questa situazione. Ieri – racconta Ricciardi – mi hanno chiamato perché c’era un paziente di 90 anni con un ictus positivo al Covid, che stava in un pronto soccorso di un grande ospedale romano bloccato lì perché naturalmente non poteva essere trasferito in un reparto normale. Gli ospedali si trovano a fronteggiare questi casi. Che differenza fa dal punto di vista organizzativo per un ospedale se quel paziente ha l’ictus o ha il Covid? E’ un paziente complesso, complessissimo, che in questo momento purtroppo non può essere assistito perché tutti i reparti sono pieni”.  

CONTEGGIO CASI COVID – Sulle modifiche al calcolo dei casi Covid, una circolare del ministero della Salute, pronta ma che potrebbe subire delle modifiche a quanto apprende l’Adnkronos Salute, risponde in modo positivo alla richieste delle Regioni e prevede che “i pazienti ricoverati in ospedale per cause diverse dal Covid che risultino positivi ai test per coronavirus ma asintomatici – si legge nella circolare – qualora assegnati in isolamento al reparto di afferenza della patologia, saranno conteggiati come ‘caso’ Covid ma non saranno conteggiati tra i ricoveri dell”Area Medica Covid’, fermo restando il rispetto del principio di separazione dei percorsi e di sicurezza dei pazienti”.  

Per Ricciardi, “la cosa importante è che questa classificazione sia trasparente, veritiera e comprensibile, e soprattutto miri a un obiettivo: quello di dare a chi deve prendere decisioni il quadro aggiornato della situazione dei contagi, dei casi clinici che vanno in ospedale, dei morti e di tutta la situazione come se fosse un cruscotto di indicatori che aiuta a prendere le migliori decisioni”. Tutto questo va fatto “però – ammonisce Ricciardi – non occultando parametri o indicatori importanti da questo cruscotto. L’importante è che questo cruscotto sia completo e comunicato bene, questa è sicuramente la strada che sia il ministero che il Cts seguiranno”.  

 

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