Covid, “anziani spaventati e reclusi”: l’indagine 

Sanno di essere quelli che rischiano di più in caso di Covid-19, e ormai sono terrorizzati al punto da aver praticamente azzerato la propria vita sociale. Hanno paura di finire in ospedale, di essere intubati e di non avere nessuno accanto al momento del trapasso, ma la prima preoccupazione è per i propri cari che hanno paura di poter infettare. E’ la fotografia che emerge dal sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani su un campione di 645 over 65, per analizzare le paure e le difficoltà che la popolazione ‘senior’ del Belpaese sta incontrando in questo lungo periodo di pandemia, e il livello di fiducia nei decisori politici. 

Così scopriamo che, nonostante le difficoltà, gli over 65 hanno imparato a usare tutte le tecnologie disponibili per restare in contatto con familiari e amici. Hanno avuto gravi difficoltà ad effettuare le visite specialistiche in itinere, gli esami diagnostici, gli interventi già programmati, i controlli oncologici e in un caso su tre sono stati costretti a ricorrere a strutture private pagando di tasca propria. Nonostante tutto, poi, si fidano delle istituzioni e tendenzialmente giudicano corrette e utili le azioni e le strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale e dalle Regioni.  

In dettaglio, più dell’80% del campione è terrorizzato dal Covid, e un intervistato su quattro teme di poter morire (19,8%). La paura più diffusa è quella di infettare le persone care o essere infettati dai propri familiari (38,6% del campione), seguita da quella di essere intubato (36,4%), di finire in ospedale (34,7%), mentre la possibilità di morire da solo senza i propri familiari accanto spaventa un terzo degli intervistati (30,1%). Uno su cinque soffre una generica incertezza riguardo il proprio futuro (21,9%), teme lo sconvolgimento delle abitudini di vita (21,4%), e per la stessa percentuale lo spettro peggiore è quello della solitudine. 

La vita degli over 65 è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: il 57% del campione ha finito col vivere questi mesi in un lockdown permanente, vedendo ridotta o completamente azzerata la propria vita sociale nella quotidianità; per il 47,4% una delle più pesanti limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per il 36,3% ha pesato soprattutto la difficoltà a contattare i medici e specialisti. Il 28,4% lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro anziani, il 19,4% avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici, mentre solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella propria vita quotidiana. 

Nonostante le limitazioni gli over 65 non hanno rinunciato a comunicare con familiari e amici, e lo hanno fatto prevalentemente attraverso il telefono, fisso e cellulare (70,5%), via WhatsApp (63,4%), di persona anche se con le necessarie accortezze (47,9%), tramite video chiamata (44,3%) attraverso i social network (11,2%) e via mail (10%). Un intervistato su quattro ha qualcuno che si è ammalato di Covid tra i suoi familiari, parenti o amici (25,27%) e tra questi uno su cinque ha dichiarato che questo qualcuno è venuto a mancare a causa del coronavirus. 

Molte delle difficoltà incontrate in questo periodo sono legate alla gestione della propria salute, con il 6% che ha avuto difficoltà ad ‘approvvigionarsi’ regolarmente delle medicine, e il 38% che ha incontrato difficoltà a restare in contatto con il proprio medico di famiglia. Il principale sistema per comunicare con quest’ultimo è stato il cellulare del medico (47,6%), seguito dal telefono fisso dello studio (45,3%), dall’uso di WhatsApp (28,1%) e dalla email (24,7%); uno su tre tuttavia non ha rinunciato a frequentare fisicamente lo studio medico (29,9%). 

Il 65,3% ha dichiarato di essere affetto da patologie croniche. Tra queste le più diffuse le patologie cardiovascolari (per il 43,7% del campione), seguite da quelle reumatologiche (19%), dalle patologie metaboliche (18,8%), dell’apparato respiratorio (15,7%) e urologiche (15,4%). A seguire le patologie oculistiche (che interessano il 15,1% del campione), quelle oncologiche (9,2%), quelle neurologiche (7%). 

Solo il 19,5% del campione è riuscito a effettuare le visite specialistiche e gli esami diagnostici che aveva programmato da quando è iniziata la pandemia, mentre il 35,2% è riuscito a effettuare le visite ma con difficoltà e gravi ritardi, l’11,8% non c’è quasi mai riuscito, l’8,7% sta ancora aspettando di essere ricontattato. Nel caso di chi è riuscito a eseguire delle visite nei mesi scorsi queste sono state effettuate presso strutture pubbliche, ospedali ambulatori nel 43,2% dei casi, presso strutture private convenzionate nel 23,5% dei casi, mentre il 33,3% degli intervistati è stato costretto a ricorrere a strutture private a pagamento.  

Elevata la consapevolezza dell’importanza della vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica per gli over 60 resa ancor più necessaria dalla presenza del Covid: il 96,9% ha dichiarato di esserne consapevole. Tuttavia il 44,2% ha dichiarato di non avere ancora ricevuto informazioni in merito e di non essere stato ancora contattato, mentre il 38,6% ha dichiarato di essere stato contattato dal medico di famiglia. Solo il 12,7% ha già effettuato il vaccino. Infine l’appuntamento delle 17 in tv ogni giorno è il momento più atteso per conoscere il bollettino dei morti e dei positivi. 

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