Coronavirus, Robert Gallo: “Vaccino è sempre incognita” 

di Barbara Di Chiara 

“Il mio punto di vista è che bisogna parlare di un vaccino e fare previsioni su quando potrà essere utilizzato su larga scala solo una volta che se ne è dimostrata l’efficacia almeno sulle scimmie. Le ipotesi si potranno fare quando si avrà un candidato che si dimostra promettente. Il resto sono solo parole, perché abbiamo molti esempi di vaccini che passando ai test sull’uomo hanno fallito”. A sottolinearlo in un’intervista all’Adnkronos Salute è Robert Gallo, fra gli scopritori, negli anni ’80, del virus dell’Aids e del primo test per diagnosticare l’Hiv, oggi direttore dell’Institute of Human Virology presso la University of Maryland (Usa).  

“Non è certo che si diffonderà al Sud Italia” 

“Guardiamo al siero contro la Dengue – fa notare l’esperto – che in alcuni casi sembrava potesse aumentare il rischio di infezione grave nei pazienti mai contagiati. Dobbiamo stare attenti nel parlare di prodotti di questo tipo: vanno testati almeno sulle scimmie, che hanno un sistema di riposta immune simile a quella dell’uomo. Promettere che potrà arrivare un vaccino in un anno, in un anno è mezzo, si dovrebbe fare quando si hanno già queste prove in mano, perché altrimenti il fallimento può essere dietro l’angolo”.  

“Un vaccino contro il nuovo coronavirus è certamente possibile, ma a mio parere ci si deve concentrare maggiormente su strumenti più efficaci: i test di diagnosi precoce attraverso il sangue, e i farmaci antivirali. Ci sono ottimi medicinali già approvati per altri usi – sottolinea – e ora in sperimentazione nei pazienti Covid-19, che sono davvero promettenti. Credo sia più facile sopprimere l’infezione con un farmaco, in questo caso”.  

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