I modelli matematici per stimare il picco di Covid-19 “ci sono, e la Fondazione Bruno Kessler di Trento, con i nostri dati, sta realizzando appunto dei modelli. Ma il picco è difficile da prevedere, un po’ un rebus, perché si tratta di un virus nuovo e fino ad ora abbiamo avuto scenari diversi: prima un aumento di casi in assenza di interventi di distanziamento sociale, poi c’è stata la misura nelle zone rosse e solo da poco” abbiamo una strategia uniforme “in tutta Italia”. A dirlo all’Adnkronos Salute è Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore sanità, che aggiunge: “Stiamo vedendo piccoli segnali positivi dalle zone rosse. Ma bisogna anche dire che domenica scorsa in Italia ci si è mossi troppo”.
Rezza allude non solo alla movida dei ragazzi, ma anche alla ‘fuga’ dal Nord di tanti italiani verso le regioni del Centro-Sud. “Occorre tener conto anche di questi fenomeni. Insomma, prevedere un picco, in una situazione con più focolai, è azzardato – aggiunge – potrebbe essere raggiunto in una zona prima di un’altra”. Nel frattempo, però, i ricercatori stanno conoscendo meglio il nuovo coronavirus.
“Vediamo una percentuale di decessi piuttosto elevata, ma il coronavirus in Italia non è più cattivo di quello cinese – assicura – Se stratifichiamo i dati per età, vediamo che non c’è un eccesso di mortalità, anzi da noi la percentuale è leggermente inferiore alla Cina. Il fatto è che noi – torna a spiegare Rezza – abbiamo una popolazione più anziana e con patologie di base”. La più a rischio di incappare in forme gravi. “Inoltre anche la strategia di fare tamponi solo ai sintomatici contribuisce a dare questa sensazione: se si testassero anche gli asintomatici – conclude – il dato si abbasserebbe”.