“Ho 29 anni e vivo nel Bsl3”, laboratorio ‘bunker’ dell’ospedale Sacco di Milano, dove in questi giorni è stato isolato il ceppo italiano del nuovo coronavirus. Annalisa Bergna è la più giovane delle tre scienziate precarie che hanno lavorato giorno e notte senza sosta per mettere a segno la prima tappa, “un ottimo traguardo, ma un punto di partenza per avviare un intenso lavoro di ricerca”, spiega all’AdnKronos Salute la studiosa che adesso spera di avere lo stesso lieto fine della collega ‘ex precaria’ che ha contribuito all’isolamento del virus all’Istituto Spallanzani di Roma: “Ci vorrebbe un miracolo”, sorride.
“Se dovessi fare un appello è che qualcosa si smuova – continua – Penso anche alla tantissime colleghe precarie. Come noi ce ne sono moltissime altre che animano i laboratori, che portano avanti la ricerca. Quasi tutte”. Bergna è di Paderno Dugnano, nel Nord Milano. Fuori dal Sacco si sfoga con lo sport. “Fino all’anno scorso giocavo anche a pallavolo. Non sono dovuta emigrare per fare questo mestiere come invece la mia ‘compagna’ di precariato ed esperimenti”, Arianna Gabrieli, 35 anni da Galatina, Puglia.
Un’altra del trio insieme ad Alessia Lai, 40 anni di Parabiago nel Milanese. Bergna esprime stupore per “per il clamore mediatico. Non mi aspettavo tutto questo riscontro. Siamo ancora tutte stordite”.