Coronavirus, l’odissea degli italiani al rientro dall’Austria 

Di Lucia ScopellitiViaggiare ai tempi del coronavirus può trasformarsi in “un incubo” nel giro di poche ore. A sperimentarlo un gruppo di connazionali che in questi giorni erano in rientro dall’Austria e, dopo la cancellazione di un volo dietro l’altro, hanno dovuto affrontare “una vera odissea” per raggiungere l’Italia. Colpa delle misure anti-contagio messe in campo oltre il Brennero per ‘blindare’ la frontiera con il Belpaese. Un giro di vite che ieri è diventato in brevissimo tempo ancora più stringente. 

Tanto che il treno diretto a Udine, preso in tutta fretta dagli italiani che tentavano di tornare a casa, ha cambiato destinazione in corsa: “Volevano farci scendere a Villach, poi hanno fatto terminare il viaggio a Tarvisio, la direttiva era che il treno non avrebbe dovuto superare il confine italiano. Lì ci hanno preso e portato con un pullman fino a Udine. Nessuno aveva informazioni, né l’ambasciata né il consolato italiano a Vienna. Eravamo abbandonati a noi stessi”, racconta all’AdnKronos Salute Jennifer, 16 anni.  

Per la studentessa e la sua famiglia il viaggio di ritorno dall’Austria è cominciato alle 12 di ieri e non si è ancora concluso. La sua ultima destinazione è Reggio Calabria. Ma anche a Roma c’è stata l’ennesima cancellazione. Troppo pochi i passeggeri, quindi niente più treno diretto fino alla città sullo Stretto. Il gruppo si è dovuto imbarcare in un altro viaggio della speranza spezzato da decine di fermate in stazioni minori. “Abbiamo perso tanti soldi, e tempo”. 

In origine, infatti, il rientro era programmato due giorni fa con un volo Vienna-Malpensa e Malpensa-Lamezia. Da lì in auto fino a Reggio. Ma il primo tratto di questo itinerario salta: volo cancellato. E i soldi del biglietto per il secondo volo, perduti. Quindi la famiglia prenota e acquista un nuovo volo, stavolta Vienna-Catania, nel tentativo di aggirare la tappa intermedia in Lombardia, epicentro del contagio in Italia. Cancellato pure questo, e persi altri soldi spesi per prenotare l’autobus da Catania a Messina, da dove imbarcarsi per raggiungere Reggio Calabria via mare.  

Fallito ogni tentativo con gli aerei, insieme a diversi altri gruppi di italiani, anche Jennifer e i suoi compagni di viaggio decidono di rivolgersi all’ambasciata italiana a Vienna e da lì vengono indirizzati al consolato, “dove però nessuno sapeva niente, né poteva assicurarci niente – dice la giovane – C’era gente di Catania, Firenze, Verona, Napoli. Tutti con lo stesso problema. Abbiamo protestato e una funzionaria ci ha detto di cercare mezzi alternativi per tornare in Italia”.  

Non un’impresa facile, “visto che ogni volo ci veniva cancellato sotto gli occhi. Niente anche con i Flixbus. Un’auto ci sarebbe costata uno sproposito e quindi abbiamo tentato il treno, senza sapere che ci avrebbero fermato”. Due le destinazioni possibili: Venezia o Udine. Jennifer e famiglia scelgono la seconda. Durante il viaggio, però, le cose cambiano e il sito web delle ferrovie austriache annuncia la decisione di stoppare il treno al confine. Motivo: misure di protezione dalla minaccia coronavirus.  

Scesi a Tarvisio e fatti salire a bordo del pullman, gli italiani arrivano a Udine, “dove – racconta Jennifer – come se non bastasse ci accoglie una passante infuriata. Inveiva contro l’autista che ci ha fatto scendere dall’autobus. ‘Sono infetti’, continuava a ripetere. Una situazione surreale. C’erano altri gruppi, anche con anziani e bambini che hanno affrontato questo viaggio sfiancante”. 

A Udine, tra l’altro, con le misure disposte dal governo italiano per il contenimento dell’epidemia, “non c’era un locale o un bar aperto dove poter prendere da mangiare. Abbiamo acquistato qualcosa alle macchinette, visto che eravamo digiuni, e abbiamo ripreso il viaggio”. Viaggio che ha previsto ancora un “treno Intercity con una lunga lista di fermate intermedie” fino a Roma, e da lì “un Frecciargento fino a Reggio. Non avremmo mai pensato di vivere qualcosa di simile – conclude Jennifer – E’ incredibile quello che è successo con l’arrivo di questo virus in Italia. Cose inimmaginabili prima. Un salto indietro nel tempo. Siamo rimasti veramente colpiti”. 

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