“Non è possibile fare previsioni sul picco, l’infezione è diffusa a macchia di leopardo”. Così Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, ospite di ‘Circo Massimo’ su RadioCapital. Proprio parlando della fuga degli italiani dal Nord verso il Centro Sud le conseguenze per la diffusione del contagio, Rezza chiarisce che “se c’è stata, dobbiamo aspettarci un incremento dei casi in questa settimana, ma se hanno preso le dovute precauzioni potrebbe non esserci”.
“Sulla chiusura dei confini arriviamo tardi. Non sono mai stato contrario alla chiusura, ma arrivarci quando il virus è già così diffuso mi sembra inutile”. “I provvedimenti presi in Italia sono stati molto coraggiosi, anche perché l’Italia è stata la prima a prenderli – ha aggiunto Rezza – Poi l’Europa è andata in ordine sparso, e molti paesi sono arrivati in ritardo.”
Quanto alla possibilità di fare tamponi a tappeto alla popolazione, Rezza sottolinea che “c’è un problema di fattibilità: ci sono regioni che sono molto indietro, alcune non riescono a fare i tamponi neanche ai sintomatici”. “I provvedimenti presi in Italia sono stati molto coraggiosi, anche perché l’Italia è stata la prima a prenderli. Poi l’Europa è andata in ordine sparso, e molti paesi sono arrivati in ritardo”, ha aggiunto Rezza.
Rezza ricorda infine che “quando mi laureai, si diceva che c’erano troppi medici. Ora dicono che sono troppo pochi. Tutti i provvedimenti, dall’assunzione dei giovani ai rinvii delle pensioni, vanno presi”.