Delle ‘spie’ nel sangue per aiutare i medici a capire meglio evoluzione e gravità della polmonite da nuovo coronavirus. “Si chiamano citochine, funzionano come segnali di comunicazione tra sistema immunitario e cellule e tessuti dell’organismo, e in alcuni casi sono in grado di promuovere e mantenere importanti processi infiammatori. L’aumento nel sangue di due di queste sostanze, la Interleuchina 6 (IL 6) e il recettore della Interleuchina 2 (IL-2R), può far capire ai medici l’evoluzione e la gravità della polmonite da nuovo coronavirus”. Lo afferma Mauro Minelli, immunologo e responsabile per il centro sud della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata. “Lo si evince da uno studio pubblicato sul ‘Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases’, condotto nel Tongji Hospital su 29 pazienti affetti da polmonite indotta da Covid-19”, aggiunge.
“Nello studio, i cui risultati sono stati pubblicati poche settimane fa, i pazienti con polmonite da coronavirus sono stati suddivisi in tre gruppi a seconda della gravità dei rispettivi quadri clinici: un gruppo moderato, un gruppo grave e uno critico – prosegue Minelli – Dopo aver misurato i livelli di espressione nel sangue di IL-2R e IL-6 si è visto come questi fossero significativamente più alti nel gruppo dei pazienti critici, rispetto al gruppo grave, nel quale l’incremento risultava comunque più importante rispetto al gruppo moderato”.
Contestualmente, in Cina, “21 pazienti sono stati trattati con Tocilizumab, farmaco attivo proprio contro il recettore dell’IL-6, noto per il suo impiego ordinario in alcune malattie de sistema immunitario. I pazienti con Covid-19 trattati con questo farmaco hanno mostrato un netto miglioramento della sintomatologia già nelle prime 24-48 ore dall’inizio del trattamento. Lo stesso farmaco – ricorda infine l’immunologo – è stato anche utilizzato in Campania su due pazienti che manifestavano le stesse caratteristiche cliniche”.