“Temo che, in alcune delle realtà lombarde, questo momento sia già arrivato. Temo che, in alcune situazioni, i miei colleghi siano costretti a fare delle scelte”. Lo ha detto oggi, nel corso di ‘Unomattina’ su Rai1 il prof. Massimo Galli, primario infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, rispondendo ad una domanda del conduttore Roberto Poletti che chiedeva se arriverà il momento o se è già il momento in cui i medici impegnati sul coronavirus sono costretti a scegliere quale paziente curare e quale “lasciare indietro”.
“È una domanda a cui mi pesa molto dare una risposta – ha detto Galli – Temo che, in alcune delle realtà lombarde, questo momento sia già arrivato. Temo che, in alcune situazioni, i miei colleghi siano costretti a fare delle scelte. Io sono sì in un ospedale di prima linea, ma in una condizione di addestramento che avviene da parecchio tempo. Eravamo uno dei due centri di riferimento italiani per questo tipo di emergenze, per cui avevamo anche tutta una serie di programmi, di protocolli da applicare previsti per situazioni di questo genere, non certo con una scala di questo tipo. Questa è una scala che supera ogni previsione, che in precedenza è stata fatta. Forse, c’è un solo Paese al mondo che si è preparato a qualsiasi genere di catastrofe, che credo sia Israele. A parte questo, non credo ci sia sistema sanitario al mondo che potesse avere una preparazione reale per un problema di questa scala. In alcuni ospedali lombardi siamo nella condizione, purtroppo, di dover operare delle scelte. Questo è quello che traspare dalle situazioni di ogni giorno”.
Nella parte immediatamente successiva alla risposta, Poletti ha poi voluto approfondire e chiarire il concetto con il prof. Galli: “Professore, lei sta dicendo una cosa reale e molto grave, che sta avvenendo in questo momento in Lombardia. Però, noi siamo Servizio Pubblico, dobbiamo dare dei messaggi. Se lei mi consente, il messaggio è questo: bisogna seguire le indicazioni che sono state date in tutta Italia, perché non si arrivi in queste situazioni in altre parti del Paese. La Lombardia si sta attrezzando, le risorse sono maggiori. Però, quel poco di positivo che può uscire, è di fare attenzione e seguire queste norme, altrimenti si arriva alla scelta tra il 20enne e l’80enne. È questo, professore?”.
“Assolutamente sì, anche se spesso – ha spiegato il prof. Massimo Galli – la scelta è tra l’80enne e il 70enne, o meglio, la scelta è tra chi ha una condizione tale da avere maggiori margini di recupero e chi non ce l’ha. Ripeto: è una scelta che, almeno per quanto mi costa, da me e da noi non è ancora imposta. Ci sono state altre situazioni in cui l’emergenza poteva porre la necessità di dire ‘tu sì, tu no’, nell’immediato. È il discorso tipico di determinate situazioni belliche, sul ferito che può farcela, rispetto a quello che invece ha meno probabilità. Questa è una situazione che non avremmo mai voluto avere e che, in questo momento, si sta proponendo”.