“È una buona notizia, significa che le misure di contenimento in Italia stanno funzionando”. Così in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Ilaria Capua che dirige all’Università della Florida l’One Health Center of Excellence commenta gli ultimi dati arrivati dall’Italia.
“È fondamentale fare il tampone ai sanitari. Questo sì. Ma per quanto riguarda la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie ho qualche perplessità. Non siamo coreani. E nemmeno cinesi, dove queste tecnologie sono state utilizzate”, spiega. “L’unica cosa da fare è proteggere soprattutto le persone fragili. Gli immunodepressi perché magari hanno un tumore. Chi soffre di malattie croniche come cardiopatie o diabete. Occorre – sottolinea – entrare nell’ordine di idee che tutti, ma soprattutto queste persone, per un ‘certo numero di mesi’ dovranno proteggersi. Probabilmente il contagio non si fermerà anche se rallenterà”.
Il sistema sanitario, dunque, andrà ripensato? ”Sì, si deve fare carico di queste persone che non sempre sono anziani, al di fuori della società produttiva. Sono persone – sottolinea – che hanno ancora la loro vita lavorativa”. E il ‘modello italiano’ per contrastare questa epidemia fa scuola? “Sì – dice Capua – può indicare una via, e i provvedimenti restrittivi adottati servono per ridurre il numero dei nuovi contagi e permettere ai servizi sanitari di affrontare l’emergenza”.