Quando si parla di reflusso gastroesofageo, l’immaginario comune corre immediatamente alla sensazione di bruciore retrosternale, quella fiammata acida che risale dallo stomaco e infiamma l’esofago. Tuttavia, esiste una variante subdola e spesso non diagnosticata di questa patologia che non presenta il classico sintomo della pirosi: è il cosiddetto reflusso silente, o reflusso laringofaringeo (LPR).
Molte persone convivono per anni con disturbi apparentemente scollegati dall’apparato digerente — come tosse stizzosa, abbassamenti di voce o la continua necessità di schiarirsi la gola — senza sospettare che la causa risieda proprio nel malfunzionamento della valvola tra esofago e stomaco. Comprendere la natura di questo disturbo è il primo passo per smettere di curare i sintomi sbagliati e affrontare il problema alla radice.
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Che cos’è il reflusso laringofaringeo e perché è “silente”
Il termine “silente” non deve trarre in inganno: la patologia non è priva di sintomi, ma manca del segnale d’allarme più evidente, ovvero il bruciore di stomaco. Nel reflusso gastroesofageo classico (MRGE), il contenuto acido risale nell’esofago, provocando dolore al petto. Nel reflusso laringofaringeo, invece, gli acidi gastrici e, soprattutto, la pepsina (un enzima digestivo) risalgono lungo tutto l’esofago fino ad arrivare alla gola, alla laringe e persino alle vie aeree nasali.
La differenza fondamentale risiede nella sensibilità dei tessuti. L’esofago ha meccanismi di difesa contro l’acidità, ma la laringe e la faringe sono rivestite da mucose molto più delicate. Basta una piccolissima quantità di reflusso per causare danni significativi e infiammazione in queste aree, anche senza che il paziente avverta il passaggio dell’acido a livello toracico. Ecco perché il paziente spesso si rivolge all’otorinolaringoiatra o allo pneumologo, convinto di avere un’allergia o una faringite cronica, piuttosto che al gastroenterologo.
I sintomi atipici: come riconoscere il nemico invisibile
Riconoscere il reflusso silente richiede un’attenta osservazione dei segnali che il corpo invia, spesso in momenti specifici della giornata, come al risveglio o dopo i pasti. I sintomi sono prevalentemente extra-esofagei e interessano le vie aeree superiori.
Tosse cronica e stizzosa. Uno dei campanelli d’allarme più frequenti è una tosse secca e persistente, che non risponde ai classici sciroppi sedativi. Questa tosse è spesso causata dall’irritazione diretta delle corde vocali da parte dei vapori acidi o da un meccanismo di difesa riflesso delle vie aeree. Si manifesta tipicamente dopo aver mangiato o quando ci si sdraia.
Disfonia e raucedine. Se la voce tende ad abbassarsi, diventa roca o “sporca”, specialmente al mattino, potrebbe trattarsi di reflusso. L’edema (gonfiore) delle corde vocali, provocato dall’azione corrosiva della pepsina durante la notte, impedisce una corretta fonazione. Nei casi più trascurati, questo può portare alla formazione di granulomi o polipi.
Il “bolo” in gola e il raclage. Molti pazienti descrivono la sensazione di avere un corpo estraneo in gola (sensazione di globo), come un boccone che non va né su né giù, pur non avendo difficoltà reali nella deglutizione. Questo fastidio porta al continuo bisogno di schiarirsi la voce, un atto definito raclage. Purtroppo, questo gesto meccanico non fa che irritare ulteriormente le corde vocali, creando un circolo vizioso.
Altri sintomi possono includere:
- Eccesso di muco o catarro retronasale (post-nasal drip).
- Difficoltà a deglutire (disfagia lieve).
- Sapore amaro in bocca.
- Asma non allergica o peggioramento dei sintomi asmatici esistenti.
- Erosione dello smalto dentale.
Le cause scatenanti: anatomia e stile di vita
Il reflusso silente si verifica quando gli sfinteri esofagei (le valvole che dovrebbero impedire la risalita del cibo) non funzionano correttamente. Questo può essere dovuto a cause anatomiche, come un’ernia iatale, ma molto spesso è il risultato di abitudini di vita scorrette. Il sovrappeso, ad esempio, aumenta la pressione addominale spingendo il contenuto gastrico verso l’alto. Anche lo stress gioca un ruolo cruciale, poiché può aumentare la sensibilità viscerale e la produzione di acido.
L’alimentazione è l’altro grande protagonista. Cibi troppo grassi rallentano lo svuotamento gastrico, mentre alimenti come cioccolato, menta, caffeina e alcol tendono a rilassare lo sfintere esofageo inferiore, aprendo la porta alla risalita acida.
Strategie di intervento e supporti pratici
La gestione del reflusso silente è multimodale: richiede cioè un approccio che combini modifiche dietetiche, cambiamenti comportamentali e, ove necessario, il supporto di prodotti specifici. L’obiettivo non è solo neutralizzare l’acidità, ma proteggere meccanicamente la mucosa della gola e dell’esofago dall’aggressione dei succhi gastrici.
Dal punto di vista terapeutico, oltre ai farmaci inibitori di pompa protonica (che devono essere prescritti dal medico), è fondamentale l’uso di barriere meccaniche. In questo contesto, l’utilizzo di dispositivi medici specifici, come gli stick per reflusso Karos, può offrire un valido aiuto creando una barriera protettiva che aderisce alla mucosa, difendendola dall’attacco degli acidi e della pepsina e favorendo i processi di riepitelizzazione. Questi supporti sono particolarmente utili per alleviare i sintomi locali come la tosse e l’irritazione faringea, agendo direttamente dove il danno si manifesta.
Le regole d’oro a tavola e non solo
Per chi soffre di questa patologia, la dieta non è una scelta opzionale, ma parte integrante della cura. È essenziale ridurre il consumo di cibi acidi (agrumi, pomodoro), spezie piccanti e bevande gassate. Tuttavia, non è solo cosa si mangia, ma come e quando.
Ecco alcune strategie comportamentali indispensabili:
- Non coricarsi subito dopo i pasti: bisognerebbe attendere almeno tre ore prima di andare a dormire per permettere allo stomaco di svuotarsi.
- Pasti piccoli e frequenti: evitare le grandi abbuffate che distendono eccessivamente lo stomaco.
- Dormire con la testa sollevata: utilizzare un cuscino a cuneo o alzare la testata del letto di 15-20 cm aiuta a sfruttare la forza di gravità per mantenere gli acidi nello stomaco durante la notte.
- Smettere di fumare: il fumo irrita le mucose e compromette la funzionalità degli sfinteri.
L’importanza della diagnosi corretta
Poiché i sintomi del reflusso silente mimano quelli di altre patologie respiratorie, il percorso diagnostico può essere tortuoso. Una visita specialistica dall’otorinolaringoiatra è spesso il primo passo: attraverso una laringoscopia a fibre ottiche, il medico può osservare direttamente la gola. Segni come arrossamento delle aritenoidi (la parte posteriore della laringe) o edema diffuso possono suggerire fortemente la presenza di reflusso.
In casi dubbi, o quando la terapia non sortisce gli effetti sperati, possono essere necessari esami più approfonditi come la pH-impedenziometria delle 24 ore, che misura l’effettiva risalita di acido e materiale non acido nell’esofago e nella gola durante l’arco di un’intera giornata.
Affrontare il reflusso silente richiede pazienza e costanza. A differenza del bruciore di stomaco occasionale, che può essere sedato con un antiacido al bisogno, il danno alle mucose della gola richiede tempo per guarire. I sintomi come la raucedine o la tosse possono persistere per settimane anche dopo aver iniziato il trattamento corretto. Mantenere uno stile di vita sano e utilizzare i giusti supporti protettivi per la mucosa rappresenta la via maestra per recuperare il benessere e far tornare la propria voce limpida e forte.


