L’intelligenza artificiale (AI) si conferma come una risorsa strategica nel settore sanitario, capace di migliorare diagnosi e percorsi terapeutici. Un incontro promosso dall’Avis provinciale di Cremona ha messo in luce come l’AI possa supportare i professionisti della salute, pur sottolineando l’insostituibile ruolo dell’essere umano nella gestione dei dati e nella formazione.
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L’incontro promosso dall’Avis provinciale
Nella sala Bottesini del San Domenico, tre giovani esperti cremaschi – il divulgatore Andrea Aschedamini, la ricercatrice Emma Prevot e l’imprenditore Filadelfio Mazzarelli – hanno illustrato le potenzialità dell’AI in ambito sanitario. Ad accompagnarli, Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, ha sottolineato come l’evento rappresenti un’occasione per valorizzare le eccellenze locali e fare un “salto nel futuro” della medicina.
AI come strumento di supporto nella diagnostica
Secondo Aschedamini, l’intelligenza artificiale non pensa come l’uomo, ma è estremamente efficace nell’organizzare e analizzare grandi quantità di dati. Con l’inserimento di milioni di immagini mediche, come Tac cerebrali, l’AI può velocizzare le diagnosi e migliorarne la precisione. Tuttavia, la qualità dei dati resta fondamentale e l’essere umano rimane il vero decisore: l’AI è un assistente, non un sostituto del medico.
Formazione e istruzione per un uso consapevole
Mazzarelli ha evidenziato l’importanza della formazione nell’uso dell’AI, soprattutto perché la tecnologia evolve rapidamente. Nel settore sanitario, l’adozione di strumenti innovativi deve essere accompagnata da competenze adeguate per evitare errori e massimizzare i benefici. Prevot ha aggiunto come la formazione debba estendersi anche all’istruzione, affinché gli strumenti digitali potenzino l’apprendimento senza sostituire il ragionamento critico, sia nella scuola sia nella pratica medica.
Benefici concreti e limiti dell’AI in sanità
L’incontro ha evidenziato i vantaggi dell’AI, dalla possibilità di interventi da remoto alla gestione più efficiente dei dati clinici, ma anche i limiti attuali. I medici devono saper integrare le informazioni generate dall’AI senza farsi condizionare, garantendo un approccio consapevole e sicuro al paziente. La tecnologia, pur potente, non può prescindere dall’esperienza umana.


